sapta puri: mete di pellegrinaggio religioso
Un viaggio in India vi rivelerà quanto il paese sia legato a doppio filo alla religione, soprattutto indù. I luoghi storicamente importanti per i fedeli sono tantissimi e sparsi da nord a sud, ma tra questi ce sono alcuni centrali nella vita di ogni credente induista. Parliamo di Kanchipuram, Dwarka, Ujjain, Varanasi, Ayodhya, Mathura e Haridwar, sparse in cinque stati e da tempo immemore meta di pellegrinaggi da arte di induisti che in questo modo guadagnerebbero la moksha, ovvero la liberazione.
In India ci sono sette città sacre (in molti direbbero che queste sono semplicemente più sacre di tante altre che hanno comunque una grande importanza religiosa) il cui nome sanscrito è sapta puri, dove “sapta” è traducibile appunto con “sette” e “puri” con “città”. Sono luoghi di pellegrinaggio religioso altrimenti denominati thirtas, una parola sanscrita il cui significato non è lontano da quello di “luogo o persona sacra”.
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Uno degli errori più comuni quando si parla di città sacre in India è quello di associarle a luoghi di grande importanza a livello religioso, posti che ospitano un tempio particolarmente importante, paesini i cui ghat si affacciano ad un fiume sacro come lo Yamuna River o cittadine citate più volte nel Mahābhārata o nel Rāmāyaṇa, i due più importanti poemi epici indiani. Non bisogna confondere, per esempio, le città che ospitano i 12 Jyotirlinga, ovvero sculture di forma fallica (generalmente in pietra nera) che sono la rappresentazione di Lord Shiva. I templi che li contengono sono particolarmente centrali nella tradizione religiosa induista, ma non sono sovrapponibili alle città sacre. Certo alcune sapta puri, come per esempio Ujjain, hanno un tempio che allo stesso tempo ospitano uno Jyotirlinga. Altri invece credono che le città in cui si svolge il Kumbh Mela, il più importante festival religioso indiano, siano ascrivibili automaticamente all’elenco delle città sacre: ancora una volta, ci sono casi come Haridwar e Ujjain, in cui le sapta puri ospitano anche il Kumbh Mela, mentre in altri (Allahabad per esempio) le due cose non sono assolutamente correlate.
Di cosa parliamo in questo articolo:
Tour delle città sacre: è possibile?
Prima di vedere nel dettaglio quali sono le città sacre indiane parliamo di una follia che abbiamo visto compiere ad alcuni viaggiatori presi dell’ansia del vedere, vedere, vedere. È possibile in un solo viaggio in India visitare tutte e sette le città sacre? La risposta è, ovviamente, dipende. Dipende prima di tutto dal tempo e dai soldi a vostra disposizione. Abbiamo visto backpacker o gruppi organizzati che in due settimane pretendono di vedere le sette sapta puri, dedicando ad ognuna di queste due giorni. A nostro parere questa è una follia bella e buona, soprattutto perché i luoghi da visitare sono molto, molto lontani l’uno dall’altro. Haridwar, che è la città sacra più a nord dell’India, e Kanchipuram, che è quella più a sud, distano circa 2500 chilometri l’una dall’altra, pari a quasi 2 giorni di treno. Per arrivare da Dwarka a Varanasi, rispettivamente quella più a ovest e quella più a est, dovrete percorrere qualcosa come 1900 chilometri, 45 ore in treno e altrettante in auto. Certo, potreste optare per gli aerei (in India ci sono tantissimi piccoli aeroporti che collegano molto bene il paese), ma i costi lieviterebbero anche utilizzando le compagnie low cost. In ogni caso non tutte le città sacre indiane hanno un aeroporto a portata di mano e in molti casi dovreste comunque percorrere qualche ora in strada o in treno.
Quindi: un tour delle città sacre indiane è possibile ma farlo con meno di 3 settimane a disposizione e utilizzando mezzi che non siano gli aerei per gli spostamenti di stato in stato è una vera e propria follia. Anche in questo caso infatti avreste a disposizione solo 3 giorni, compresi di trasferimenti, per vedere ogni sapta puri: un tempo più che sufficiente per una visita toccata e fuga, ma molto lontano dallo spirito con cui si dovrebbero visitare luoghi ammantati di tanta spiritualità. Il nostro consiglio è quindi di rinunciare al tour delle città sacre in un unico viaggio. Preferite farlo in 3 volte, organizzando tre puntate in India e disegnando 3 itinerari diversi. Nel primo potreste visitare il sud del paese e in particolare il Tamil Nadu e vedere così Kanchipuram. Nel secondo potreste dedicarvi all’India centrale, visitando due stati, il Gujarat e il Madhya Pradesh, visitando rispettivamente Dwarka e Ujjain. Il terzo viaggio è quello più pieno di città sacre: potreste visitare Haridwar, in Uttarakhand, e poi dirigervi qualche centinaio di chilometri più a sud, nell’Uttar Pradesh, alla volta di Mathura, Ayodhya e Varanasi.
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Le città sacre dell’India, da nord a sud
Haridwar
Circa 200 chilometri a nord di Delhi e a meno di un’ora di tuk-tuk dalla celeberrima Rishikesh (autoproclamata Capitale dello Yoga e tappa obbligatoria se siete da queste parti), nello stato dell’Uttarakhand, circondata dalle colline pre-himalayane, si trova la città dedicata a Vishnu. In una visita ad Haridwar tre sono le tappe fondamentali: il ghat principale (Har Ki Pauri) e i due templi (Mata Mansa Devi e Chandi Devi) arroccati sulle alture che sovrastano la città. Andare alla ricerca di tutte le statue (tra cui quella gigante dedicata a Lord Shiva) nascoste nelle sue stradine (non perdetevi quella gigante non lontano da Har Ka Pauri) e perdersi nel suo mercato principale (Moti Bazaar) è altrettanto divertente. La vostra giornata si concluderà al tramonto, quando sul ghat centrale si svolge il Ganga Aarti, una coreografica cerimonia in cui i fedeli indù ringraziano il Mother Ganga.
Approfondimento: Haridwar, città sacra sul Gange e location del Kumbh Mela
Mathura
Nonostante la sua posizione, che sarebbe centrale in gran parte dei tour classici dell’India più turistica e che coprono Rajasthan e parte dell’Uttar Pradesh, Mathura (non lontano da Agra e Fathepur Sikri) è poco visitata dai turisti occidentali. Nella città natale di Krishna la meta principale è sicuramente lo Sri Krishna Janmbhoomi, un grande complesso religioso dalla storia travagliata: per iniziare a comprenderla guardate quanto sorgono vicini il tempio indù e la Shahi-Eidgah Mosque, che è stata costruita (a sfregio) durante il periodo Moghul nel punto esatto dove sarebbe nato Krishna. La sua zona dei ghat è particolarmente intima e raccolta, mentre Dwarkadheesh Temple rappresenta un fulgido esempio dell’unione tra sacralità e bellezza architettonica. Matura è una delle città dove il festival Holi, che si tiene ogni anno in Primavera, ha le celebrazioni più potenti, colorate e divertenti.
Approfondimento: cosa vedere a Mathura, India: città sacrà votata a Krishna
Ayodhya
Senza ombra di dubbio la più disastrata tra le sapta puri. Dopo l’incidente del 1992, in cui un gruppo di fedeli indù ha raso al suolo la moschea che sorgeva nel punto esatto dove sarebbe nato Rama (e su cui era in precedenza stato costruito un tempio), la città non è più stata così centrale nei tour turistici dell’India. Ed è proprio questo il motivo per cui Ayodhya è uno dei posti migliori dove ammirare il turismo religioso indiano, restando a bocca aperta davanti alla sua complessa ritualità. In quesa città dell’Uttar Pradesh, dominata completamente dalla scimmie, non perdetevi i 4 templi principali: il grande Hanuman Mandir, dedicato alla divinità con le sembianze da scimmia; il Raj Dwar Mandir, che da una collinetta domina tutta la zona; lo sfarzoso Kanak Bavhan, che ricorda i palazzi del Rajasthan e il Ramjamna Bhoomi, che altro non è che il sito al centro della disputa tra induisti e musulmani che si protrae da secoli e culminata con la distruzione della moschea che era costruita in questo punto.
Anche se il fascino dei ghat sul fiume, a pochi chilometri dalla zona dei templi, è innegabile, l’area più spettacolare della città è senza ombra di dubbio la zona del Ram Ki Paidi Ghat non lontano dallo Yamuna River: sui ghat costruiti attorno ai tank (specchi d’acqua artificiale in cui fare abluzioni sacre) si affaccia uno skyline fatto di palazzi antichi e in rovina e decine di templi.
Approfondimento: cosa vedere ad Ayodhya, India, città sacra in cui è nato Rama
Varanasi
Non ha bisogno di presentazioni. Gli indù la considerano la città più sacra dell’India: infatti le persone decedute i cui corpi vengono bruciati nei burning ghat di Varanasi e poi gettati nel Gange, secondo gli induisti raggiungono la salvezza interrompendo il ciclo delle rinascite. Per questo e tanti altri motivi l‘atmosfera spirituale che avvolge i suoi ghat rapisce ogni backpacker, anche se tanti rimangono sopraffatti dalla potenza dirompente dei riti che vi si svolgono. L’errore che non dovreste fare a Varanasi è ridurla alle cremazioni che ne sono diventate il simbolo: la città di Shiva è tanto, tantissimo altro, a partire dal Kashi Vishwanath Temple che contiene uno dei 12 jyotirlinga (una scultura fallica nera che rappresenta la manifestazione di Shiva) presenti nel paese. Considerate che è una città di oltre un milione di abitanti, enorme, complessa e non certo visitabile nei classici uno/due giorni che vi dedicano gran parte delle persone che vi arrivano. Non infilate per forza una tappa a Varanasi in un viaggio in India: arrivateci solo se è coerente con il vostro percorso, perché vederla superficialmente è peggio di non vederla affatto.
Approfondimento: cosa vedere a Varanasi, la città più sacra dell’India
Ujjain
Ujjain (dove si venera Shiva), unica città sacra del Madhya Pradesh, il più grande stato dell’India Centrale, è decisamente magica. I suoi estesi ghat, lungo i quali ogni 12 anni si svolge una delle edizioni del Kumbh Mela (il più importante festival induista), pacifici e silenziosi sono pervasi di una spiritualità che è difficile da cogliere in altre sapta puri più frequentate. La sua attrazione religiosa più importante, il Shree Mahakaleshwar Temple (che contiene, come già avviene a Varanasi, uno dei 12 Jyotirlinga indiani), pur essendo centrale per un fedele indù non stupisce il turista occidentale. Al contrario di quanto invece facciano la serie infinita di templi che punteggiano la città, partendo dal Kal Bahairav Temple, dedicato a Kal Bahairava a cui si offrono alcolici (!!!), passando per la Raja Bharthari Caves, un affascinante tempio sotterraneo scavato nella roccia, e arrivando al centrale Gopal Mandir, perfettamente incastonato nell’architettura della città vecchia. Fatevi un favore che fanno in pochi, organizzate un viaggio in Madhya Pradesh, fate tappa a Ujjain e continuate verso Sanchi, Maheshwar, Khajuraho…
Approfondimento: cosa vedere a Ujjain, città sacra del Madhya Pradesh
Dwarka
Dwarka, città sacra in cui si venera Krishna, è il luogo in cui la divinità si è trasferita (e ha fondato e costruito) dopo aver deciso di lasciare la natale Mathura a seguito di una battaglia particolarmente violenta con Jarasandh. Si trova in una delle zone più occidentali del Gujarat, uno stato ingiustamente fuori dai percorsi turistici classici in India. Il nostro consiglio è di visitare Dwarka in primavera durante il festival Holi, la cosiddetta festa dei colori, ormai divenuta un’attrazione anche per tanti backpacker incuriositi da questa coreografica celebrazione religiosa. Qui infatti, come avviene a Mathura, l’evento è particolarmente sentito (la spiegazione è legata al caratteristico colore della pelle, bluastro, che Krishna ha sviluppato da bambino). Un altro momento particolarmente interessante per arrivare a Dwarka è durante il compleanno della divinità, ovvero tra Agosto e Settembre. Il tempio principale della città è senza dubbio il Dwarkadish Temple. Altro tempio fondamentale dello stato è il Somnath Temple, (240 chilometri più a sud) che contiene uno dei 12 Jyotirlinga dell’India.
Approfondimento: cosa vedere a Dwarka, India (in inglese)
Kanchipuram
Scegliere la più interessante tra tutte le città sacre dell’India non è un’impresa facile. In tanti citerebbero Varanasi, ma noi, complice l’amore che abbiamo verso il Tamil Nadu (stato nell’estremo sud del paese) optiamo per Kanchipuram, che si trova a meno di due ore di viaggio da Chennai, caotica e sovrappopolata capitale dello stato. La città (dedicata a Parvati) è stata a partire dal IV secolo capitale centrale per dinastie come i Pallava (dal IV al IX Secolo) e successivamente i Vijayanagara (XIV-XVII secolo), che ne hanno fatto un punto di riferimento dal punto di vista artistico, culturale e soprattutto religioso. Oggi tutta la sua zone centrale, tra palazzi fatiscenti, un traffico insostenibile, decine di negozi in cui spose dall’intera India vengono ad acquistare preziosi sari di seta per il loro matrimonio, brulica di imponenti templi dall’architettura dravidica (tipica del Tamil Nadu e caratterizzate da enormi gopuram, ovvero torri d’ingresso altissime e finemente lavorate). La chiamano infatti la città dei mille templi, un’esagerazione che però restituisce l’idea della quantità e varietà dei luoghi religiosi che punteggiano Kanchipuram. Per una descrizione dei singoli templi vi rimandiamo all’approfondimento, ma sappiate che l’articolo, per quanto puntuale, parla solo dei principali… l’attività migliore da queste parti è vagare a caso per la città e imbattersi ad ogni svolta in una meraviglia diversa.
Approfondimento: cosa vedere a Kanchipuram, Tamil Nadu, città sacra dell’India del Sud